La terra di San Benedetto, ovvero Terra Sancti Benedicti, è stato il territorio d'influenza dell'abbazia di Monte Cassino, grande polo religioso-politico-culturale nel medioevo.
Nella sua massima estensione, andava dall'entroterra di Cassino al mar Tirreno attraverso la valle del Garigliano. Il fiume ed i suoi affluenti fungevano da importante collegamento interno tra l'abbazia ed il mare.
L'origine va rintracciata nella donazione di terre fatta nel 744 al monastero dal longobardo Gisulfo II, duca di Benevento.
Sul territorio donato, i monaci avevano autonomia totale di controllo e gestione in quanto loro proprietà privata. Essi si adoperarono subito a riorganizzare razionalmente l’area: vennero intraprese attività di bonifica dell’area paludosa nei pressi del fiume Rapido e vennero distribuite strategicamente sul territorio degli avamposti costituiti da piccoli monasteri, le cellae. La parte del possedimento che faceva capo ad una cella era appunto la curtis. Ogni curtis tendeva ad essere economicamente autonoma, in linea con lo spirito della regola benedettina. Il terreno era lavorato direttamente dai monaci o dagli angarari, cioè i dipendenti che annualmente dovevano prestarsi ad un numero fissato di giornate lavorative, le angariae. Vi erano poi le curtis concesse a coloni e le pertinentiae, ovvero una specie di demanio del monastero da cui gli abitanti prendevano i materiali di prima necessità.
A questa epoca segue, a partire dal 949, quella del cosidetto “castrum” con insediamenti concentrati e fortificati sulle alture. Questa è l’epoca della nascita dei castelli che ancora oggi è possibile ammirare.
A questa epoca segue quella dell’Universitas Civium nei secoli XI e XIII. Ogni Universitas Civium, tramite dei propri rappresentanti, organizza e dirige la polizia urbana, tributaria e annonaria, realizza opere di pubblica utilità, ripartisce i pagamenti tra i cittadini e tiene i contatti con l’Abate. Questa epoca preclude alla nascita dell’organizzazione municipale.